Guida al monitoraggio civico – Tema: Ricerca e Innovazione

Linee di indirizzo strategico dell’Accordo di Partenariato 2014-2020

L’Italia ha recepito ed interpretato in modo coerente con le proprie caratteristiche l’approccio alla politica di sviluppo innovation-driven indicata dalla Commissione europea per il ciclo di programmazione 2014 – 2020 e definita Smart Specialisation[1]. Le Strategie di Specializzazione Intelligente (di seguito S3), regionali e nazionale, rappresentano il quadro strategico esclusivo per il disegno e l’attuazione degli interventi delle politiche di ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione previsti dall’OT1; inoltre, per la loro natura di strategie di sviluppo, esse interessano, in termini di indirizzo, anche le politiche di riferimento di altri Obiettivi Tematici, in particolare dell’OT 2 “Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché l’impiego e la qualità delle medesime” e dell’OT 3 “Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura”.

Fino ad epoca recente si è soprattutto scelto di investire nell’aiuto alle specializzazioni produttive consolidate, senza necessariamente tener conto delle reali opportunità di mercato, attuali e prospettiche, ed in generale della sostenibilità nel lungo periodo del vantaggio competitivo dei territori derivante dalle stesse specializzazioni. Tale impostazione è stata superata considerando la necessità di progettare le traiettorie di sviluppo sulla base di un approccio competence-based, attento cioè alle effettive potenzialità di sviluppo del sistema delle imprese e della ricerca[2]

La scelta italiana si basa in primo luogo su una combinazione bilanciata degli approcci di politica tecnologica diffusion oriented, finalizzati al sostegno di attività innovative di tipo incrementale da parte di un’ampia platea di beneficiari, e mission oriented, mirati alla selezione di interventi ambiziosi e su un minor numero di beneficiari, per stimolare l’avanzamento del Paese sulla frontiera tecnologica. Infatti, mentre solo alcune regioni in Europa possono collocarsi sulla frontiera del progresso tecnologico, l’adozione dell’innovazione è un fattore di sviluppo per tutte le regioni che richiede di individuare con accuratezza le proprie vocazioni e i campi di applicazione di quelle tecnologie, tenendo conto anche delle esperienze di eccellenza di quei settori finora meno interessati dal progresso tecnologico. 

A livello nazionale, la S3 si pone l’obiettivo di sistematizzare e valorizzare le S3 regionali in un quadro strategico unitario, di migliorare la cooperazione istituzionale nella definizione delle politiche e nella gestione degli strumenti in materia di ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione attraverso un più efficace coordinamento tra i livelli e responsabilità decisionali. Parte significativa delle risorse addizionali assegnate all’Italia in virtù dell’aggiustamento tecnico per l’anno 2017 verranno impiegate nell’attuazione della Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente (SNSI), approvata nel corso del presente ciclo di programmazione (marzo 2016). La gestione di tali risorse viene affidata al Ministero dello Sviluppo Economico che interverrà su tutto il territorio nazionale in coordinamento con i livelli regionali, facendo leva sulle specializzazioni emergenti in ciascun territorio, ma ricercando sinergie e benefici su scala sovraregionale.

L’elaborazione delle S3 regionali ha consentito la messa a punto di una ricognizione puntuale degli ambiti tecnologici emergenti, delle competenze disponibili nei territori collegate alle KETs (Key Enabling Technologies) e la ricostruzione del quadro delle diverse produzioni a cui si applicano. Tale mappatura è stata condotta nell’ambito di un progetto di analisi e sostegno dedicato alle S3 regionali[3], con il coinvolgimento delle Amministrazioni Regionali e Nazionali, ed ha consentito di individuare e razionalizzare le specializzazioni regionali più promettenti, anche sulla base della densità locale di competenze scientifiche, imprese e progetti innovativi, definendo le direttrici verso le quali orientare il potenziale innovativo dei territori.

La mappa delle specializzazioni regionali è stata realizzata attraverso un’analisi del sistema regionale della ricerca e dell’innovazione, con la finalità di evidenziare le competenze di ricerca industriali sedimentate sul territorio, lo stato dell’arte tecnico scientifico, le tendenze globali dei mercati e della società, la capacità progettuale e la solidità (tecnica, economica, commerciale e industriale) delle iniziative progettuali proposte o in corso da parte di soggetti regionali (enti di ricerca e imprese) a partire dalla ricognizione dei bandi nazionali (MIUR) e regionali. Tale analisi è stata integrata con il contributo di testimoni privilegiati, che hanno consentito un approfondimento sulle aree di specializzazione emerse sotto il profilo istituzionale, della ricerca e dell’impresa[4].

Gli ambiti di specializzazione tecnologica più diffusi, ancorché con caratterizzazioni e intensità diverse, sono risultati essere: Scienza della vita (in 18 regioni), Agrifood e Smart Manufacturing (in 14 regioni), Energia e Ambiente (in 11 regioni)[5]. A livello nazionale, alla luce delle sfide del Programma europeo Horizon 2020 e nel confronto con la tassonomia delle emerging industries[6] identificate a livello europeo, le specializzazioni emergenti sono state classificate in 5 aree tematiche prioritarie[7] che raggruppano ambiti a traiettoria innovativa già avviata (e in cui sono stati già diretti più di recente alcuni investimenti in R&S[8]) e ambiti in cui sono state rinvenute potenzialità o necessità di trasformazione. 

La prospettiva fortemente imprenditoriale dei processi di innovazione mediata dall’approccio della S3 ha comportato un’interpretazione integrata e complementare degli Obiettivi Tematici 1 e 3 “Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese”. In particolare, si attribuisce a quest’ultimo una funzione di stimolo alla domanda di innovazione, di modernizzazione e diversificazione dei sistemi produttivi, anche attraverso il sostegno al miglioramento dell’accesso al credito e azioni di sviluppo del mercato dei fondi di capitale di rischio per lo start-up d’impresa nelle fasi pre-seed, seed e early stage. Da ciò deriva che la natura e gli ambiti degli interventi previsti nell’OT3 saranno, a seconda dei casi, coerenti ovvero terranno conto delle scelte operate nelle S3. L’integrazione tra i due OT ha motivato le relative scelte allocative che dovrebbero garantire un incremento della spesa in ricerca e innovazione nel settore privato.

Con riferimento alle infrastrutture della ricerca, la politica di coesione sosterrà il rafforzamento delle infrastrutture di rilevanza sia nazionale che regionale ritenute funzionali all’attuazione delle S3. 

Il Piano Nazionale per le Infrastrutture di Ricerca (PNIR) 2014 – 2020 del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) costituisce la cornice programmatica pluriennale nell’ambito della quale la politica di coesione individuerà le infrastrutture di rilevanza nazionale. Il Piano, che rappresenta l’evoluzione della Roadmap Italiana per le Infrastrutture di Ricerca (IR) del 2010, presenta elementi di continuità e discontinuità col passato: sulla base dei bisogni emergenti del sistema nazionale di ricerca e della sostenibilità a lungo termine, esso prevede interventi rivolti tanto a sostenere l’internazionalizzazione di IR già esistenti e che mostrino possibilità di successo nella valutazione del loro impatto pan-europeo[9], quanto la nascita di nuove infrastrutture di ricerca specialmente nelle regioni meno sviluppate. Il PNIR, mira a superare le criticità del sistema nazionale delle IR, caratterizzato da eccessiva frammentazione, duplicazione e dimensioni inadeguate, sia nelle risorse materiali che nelle risorse umane. Il MIUR ha realizzato una ricognizione delle infrastrutture già funzionanti in Italia, di quelle di nuova progettazione e di quelle localizzate all’estero per le quali si paga un contributo di funzionamento. Sulla base di questa mappatura, l’identificazione di un ristretto set di IR, che saranno prioritariamente oggetto di intervento, terrà conto della coerenza con la strategia e i criteri dell’European Strategy Forum on Research Infrastructures (ESFRI)213 e del potenziale contributo alla costituzione dell’European Research Infrastructures Consortium (ERIC)214

Le infrastrutture di rilevanza regionale saranno selezionate sulla base di criteri orientati a cogliere il prevedibile impatto scientifico, tecnologico e socio-economico sui territori, il collegamento con il sistema delle imprese locali e la capacità prospettica di autosostenersi.

Per garantire un adeguato effetto leva dell’intervento pubblico sulla spesa privata in R&S, stimabile approssimativamente intorno al 70 per cento secondo diffusa letteratura sul tema[10], nel disegno delle azioni si è scelto di porre particolare attenzione: alla domanda pubblica di innovazione, che garantendo una futura domanda del nuovo prodotto, aumenta i tassi attesi di rendimento dell’investimento privato in R&S; alla ricerca collaborativa, che genera processi di apprendimento reciproci sui recenti avanzamenti nella conoscenza scientifica e sulle potenziali applicazioni, incrementando l’efficienza dei processi interni di R&S; ai partenariati pubblico-privato, con particolare riferimento ai Distretti Tecnologici, ai Laboratori PubblicoPrivati e ai Poli di Innovazione, che consentono un approccio strategico di lungo periodo, rafforzando l’impegno del settore privato verso gli obiettivi strategici di Europa 2020. Per questi ultimi strumenti di policy, terminata la fase di genesi, è opportuno avviare un processo di responsabilizzazione verso l’autosostenibilità e nuove regole di accountability, anche attraverso un’attività di monitoraggio sistematico della loro performance

Gli interventi, selezionati a partire dagli elementi di debolezza strutturale del Paese, particolarmente evidenti nell’area del Mezzogiorno, mirano al conseguimento dei risultati di seguito rappresentati.

Incremento dell’attività di innovazione delle imprese (RA 1.1). Il risultato richiede, per le imprese che già innovano, lo stimolo alla capacità di assorbimento di nuova conoscenza da realizzarsi attraverso il sostegno all’inserimento nel sistema produttivo di capitale umano altamente qualificato ed in particolare attraverso il sostegno all’impiego di ricercatori come premessa per un contributo strutturato nel tempo alle attività innovative dell’impresa; l’incentivo alle imprese per superare la resistenza alla collaborazione, orientandole a processi di R&S cooperativi; il sostegno alla valorizzazione economica e commerciale dei risultati della ricerca. Per le imprese di piccole e piccolissime dimensioni che ancora non innovano, il conseguimento di questo risultato avviene attraverso interventi di stimolo ai processi innovativi di ridotta entità e di facile attuazione, come i voucher per l’acquisto di servizi, in grado di stimolare fabbisogni non espressi di piccole realtà produttive. Nelle regioni meno sviluppate e in transizione, questo risultato atteso sarà perseguito, oltre che attraverso i PO regionali, anche nell’ambito del PON “Imprese e competitività” con riferimento a interventi per lo sviluppo di driver industriali rilevanti per la competitività del Paese, nella logica del rafforzamento della politica industriale nazionale in coerenza con la strategia di specializzazione intelligente.

Rafforzamento dei sistemi innovativi regionali e nazionali (RA 1.2). Il risultato richiede un approccio allo stesso tempo di selezione e valorizzazione dei partenariati pubblico-privati, a partire da quelli creati nel corso delle passate programmazioni, come i Distretti Tecnologici, i Laboratori pubblico-privati e i Poli di Innovazione. Queste aggregazioni sono fondamentali nell’attuazione delle S3 regionali e nazionale ed avranno un ruolo cardine nella realizzazione di progetti complessi di ricerca e di applicazione di soluzioni tecnologiche in grado di innovare anche i settori tradizionali trainanti nei territori. La realizzazione di questo risultato dipende inoltre dalla partecipazione degli attori anche delle regioni meno sviluppate a piattaforme di concertazione/reti nazionali di specializzazione tecnologica, e dalla capacità dei sistemi innovativi regionali e nazionale di apertura e di partecipazione alle reti europee ed internazionali della ricerca e dell’innovazione, attraverso la promozione di scambi e collegamenti tra persone e istituzioni, delle sinergie programmatiche con le iniziative europee e le opportunità offerte dal Programma Horizon 2020[11]. A seconda della scala dell’intervento, di macroarea o di singola regione, nella prospettiva dell’attuazione della S3, sia il PON “Ricerca e innovazione” che i PO regionali contribuiranno alla realizzazione di questo risultato atteso. 

Promozione di nuovi mercati per l’innovazione (RA 1.3). Si tratta del risultato cui tenderanno i PO regionali attraverso azioni di stimolo della domanda pubblica di innovazione, come il precommercial public procurement, che comprendano interventi mirati ad accompagnare le Amministrazioni nella diagnosi delle proprie esigenze e nella traduzione in obiettivi di innovazione dei requisiti prestazionali della soluzione richiesta; di sostegno alla generazione di soluzioni innovative a specifici problemi di rilevanza sociale, anche attraverso l’utilizzo di ambienti di innovazione aperta come i Living Labs

Aumento dell’incidenza di specializzazioni innovative in perimetri applicativi ad alta intensità di conoscenza (RA 1.4). L’approccio della S3 attribuisce particolare rilevanza alla imprenditorialità innovativa, in grado di generare attività competitive in nuovi mercati grazie all’elevata intensità di conoscenza di beni e servizi prodotti. Questo risultato, cui contribuiranno i PO regionali, richiede, soprattutto nelle regioni meno sviluppate che presentano un ambiente poco favorevole alla creazione e alla sopravvivenza della nuova impresa, il sostegno alle start-up innovative e alle iniziative di spin-off della ricerca[12], sia attraverso incentivi in conto capitale sia mediante la promozione di modalità di finanziamento alternative all’investimento pubblico, per incoraggiare la partecipazione privata al capitale di nuove imprese attraverso meccanismi di remunerazione e di riduzione del rischio. 

Potenziamento della capacità di sviluppare l’eccellenza nella R&I (RA 1.5). La S3 individua nel potenziamento dell’infrastruttura per la ricerca e l’innovazione un driver fondamentale per promuovere la capacità di sviluppare l’eccellenza nella R&I e di competere nell’economia della conoscenza a livello europeo. L’apertura verso le imprese e l’impatto previsto in termini di attrattività di insediamenti ad alta tecnologia sono i due criteri guida nella selezione delle infrastrutture su cui si intende intervenire: coerentemente con gli indirizzi ESFRI per quelle di interesse nazionale (sostenute per le regioni meno sviluppate e in transizione nell’ambito del PON “Ricerca e innovazione”) e con il ruolo attuale e potenziale rivestito a livello territoriale per quelle di interesse regionale (sostenute nell’ambito dei POR).

Nell’attuazione delle azioni che contribuiscono al raggiungimento dei risultati attesi, sarà possibile utilizzare meccanismi per il rafforzamento delle sinergie tra i Fondi Strutturali e le iniziative europee per la ricerca e l’innovazione (ad esempio Horizon 2020), come già anticipato nella sezione 2.1, relativo al coordinamento con altri strumenti nazionali e comunitari. 

In generale, il disegno e la selezione degli interventi che contribuiranno al conseguimento dei risultati attesi, dovranno essere guidati dai seguenti principi: 

  • adozione di una definizione ampia di innovazione[13]
  • combinazione bilanciata e selettiva degli approcci di politica tecnologica diffusion oriented, caratterizzato da finanziamenti di importo limitato e finalizzati al sostegno di attività innovative di tipo incrementale di un’ampia platea di beneficiari, e mission oriented, mirato alla selezione di interventi ambiziosi e dall’esito non scontato, in molti casi più rischiosi[14]
  • focus sulla dimensione internazionale anche delle realtà produttive dei territori in ritardo attraverso il collegamento con le catene di produzione del valore internazionali e il posizionamento sui mercati esteri del prodotto locale; 
  • revisione dei meccanismi di selezione delle proposte di intervento, con particolare riferimento alla definizione delle regole di composizione delle commissioni giudicatrici, privilegiando la dimensione internazionale, e disegno di meccanismi incentivanti del risultato finale che condizionino il finanziamento agli esiti intermedi. 

Per ciò che concerne la ricerca e l’innovazione nei settori agricolo, agro-industriale e forestale, la declinazione delle azioni terrà conto in via prioritaria di specifiche esigenze, relative a: 1) il miglioramento della sostenibilità ambientale dei processi produttivi (tecniche di produzione a basso impatto e uso più efficiente di input – acqua, nutrienti e antiparassitari) e della qualità delle produzioni agro-alimentari; 2) l’adattamento dei processi produttivi ai cambiamenti climatici, alla protezione del suolo e alla prevenzione dei rischi naturali; 3) la produzione di soluzioni tecnologiche e organizzative che contribuiscano a migliorare la redditività sostenibile dei processi produttivi; 4) la produzione e l’adattamento delle varietà in funzione di una maggiore qualità e salubrità per il consumatore, anche attraverso una valorizzazione del patrimonio genetico locale; 5) il miglioramento del rendimento energetico delle produzioni, sia riducendo il consumo di energia che migliorando tecnologie e metodi di produzione di bioenergie da rinnovabili, residui e scarti del processo produttivo[15]. Tali esigenze sono coerenti con il Piano nazionale per la Ricerca e l’Innovazione in agricoltura che costituisce la cornice nazionale per gli interventi in questo settore. 

La messa a punto e il trasferimento delle innovazioni saranno attuati attraverso i Gruppi Operativi (GO) del PEI (Partenariato Europeo per l’Innovazione)[16], destinati a favorire una maggiore connessione tra la ricerca e la pratica agricola, a incoraggiare un’applicazione più diffusa delle misure di innovazione e a creare o rafforzare i legami tra agricoltura e gli altri settori dell’economia. I GO saranno il luogo in cui vengono messe a punto e sviluppate le nuove idee, in sinergia col mondo della ricerca, consolidate e applicate nel tessuto produttivo tramite attività di formazione, informazione e consulenza. Essi interverranno attraverso proposte progettuali, anche a scala interregionale per accrescere l’impatto delle soluzioni tecnologiche e/o organizzative oggetto di trasferimento. Considerato il carattere di novità di questi strumenti, si sottolinea l’importanza di definire una governance basata sulla concertazione tra MIPAAF e Regioni nella fase di programmazione degli interventi, al fine di realizzare ogni sinergia utile con le altre attività di ricerca programmate, imprimendo una forte qualità alle proposte progettuali provenienti dai gruppi. In questo contesto, il MIPAAF concorderà con le Regioni linee guida in merito all’indirizzo dell’impostazione procedurale (criteri di selezione dei Gruppi, caratteristiche dei partenariati, animazione, monitoraggio e collegamenti nazionali e internazionali tra i Gruppi). Inoltre, gli obiettivi di ricerca e innovazione saranno perseguiti anche con azioni di cooperazione tra Gruppi appartenenti a diverse Regioni e Paesi. Infine, appare necessario promuovere attività di ricerca in agricoltura e nell’agro-industria, laddove ritenuto funzionale a migliorare la qualità del trasferimento, in sinergia con gli altri fondi e con le politiche ordinarie.


[1] Per Strategia di “Smart Specialization” si intende la definizione di una “traiettoria di sviluppo del territorio”, integrata e place based, attraverso la individuazione delle risorse/competenze e del potenziale innovativo dei propri territori, e la selezione di priorità, in termini di settori produttivi e di ambiti tecnologici, su cui concentrare i propri investimenti. La strategia è orientata a costruire un vantaggio competitivo durevole basato sulla capacità di diversificazione produttiva e specializzazione tecnologica per l’ adattamento dei sistemi produttivi territoriali al rapido e costante mutamento delle condizioni del sistema economico e del mercato. Cfr. EU Guide to Research and Innovation Strategies for Smart Specialisation (RIS 3), marzo 2012. 

[2] La strategia di Smart specialization si estende al sistema di piccole e medie imprese agricole e agro-alimentari, soprattutto laddove questi sistemi necessitino di un’intensificazione degli investimenti in ricerca e sviluppo in una dimensione territoriale, in special modo finalizzati allo sviluppo della green economy, alla valorizzazione del paesaggio ed al miglioramento dell’efficienza nell’uso delle risorse. 

[3] Progetto DPS «Supporto alla definizione e attuazione delle politiche regionali di ricerca e innovazione (Smart Specialisation Strategy Regionali)». PON GAT 2007-2013. 

[4] Cfr. Invitalia,   “La      mappa   delle specializzazioni tecnologiche.        Il         quadro settoriale”,    1        giugno 2014. Disponibile       al          link:

https://www.researchitaly.it/uploads/7553/Mappatura%20specializzazioni_Il%20quadro%20settoriale.pdf?v=3f08bde

[5] Cfr. Invitalia,   “La      mappa   delle specializzazioni tecnologiche.        Il         quadro settoriale”,    1        giugno 2014. Disponibile       al          link:

https://www.researchitaly.it/uploads/7553/Mappatura%20specializzazioni_Il%20quadro%20settoriale.pdf?v=3f08bde

[6] Cfr. DG Impresa, “Emergind industries: extension of the European Cluster Observatory (ECO)”, 2011-2013, disponibile al link: http://www.clusterobservatory.eu/index.html#!view=aboutobservatory;url=/about-observatory/emerging-industries/

[7] Si tratta delle seguenti macroearee tematiche: 1. Industria intelligente e integralmente sostenibile; 2. Salute, sicurezza e qualità della vita, alimentazione e benessere; 3. Agenda digitale, smart communities, sistemi di mobilità intelligente, ecologica e integrata; 4. Patrimonio culturale, design, made in Italy e industria della creatività; 5. Aerospazio e difesa.

[8] Come ad esempio è il caso dell’intervento sui cd. grandi cluster tecnologici nazionali, oggetto di iniziativa di policy con finalità di aggregazione intorno a progetti di ricerca industriale nell’ultima fase della programmazione 2007-2013.

[9] Commissione europea, 2012, “Un partenariato rafforzato – Spazio europeo della ricercaper l’eccellenza e la crescita”, Comunicazione della

Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni  213 http://ec.europa.eu/research/infrastructures/index_en.cfm?pg=esfri 214 Regolamento (CE) n. 723/2009 del Consiglio del 25 giugno 2009.

[10] Secondo Guellec e van Pottelsberghe, un dollaro di finanziamento pubblico diretto all’attività di R&S nell’impresa (sia sotto forma di incentivo che di domanda pubblica) ha un effetto positivo sulla spesa privata: 1 dollaro concesso all’impresa genera una spesa totale in R&S dell’impresa di circa 1,70 dollari in media. Cfr. Guellec, D. and B. van Pottelsberghe de la Potterie (2000), “The Impact of Public R&D Expenditure on Business R&D”, OECD Science, Technology and Industry Working Papers, 2000/04, OECD Publishing.

[11] Commissione europea, 2011, “Programma Quadro di Ricerca e Innovazione Orizzonte 2020”, Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni

[12] L’ambito del sostegno alla creazione di impresa in settori cd. “ad alta intensità di conoscenza” è assai rilevante, ma necessità di attenzione nell’implementazione e cura nel follow-up degli esiti delle iniziative finanziate per realizzare adattamenti nella costruzione della strumentazione basati su esperienza e analisi. A tale riguardo, di là degli specifici indicatori di risultato considerati per questo RA (che sono una specificazione tematica di quelli standard su natalità e sopravvivenza), è utile considerare studi e approfondimenti sia sulla demografia di questo tipo d’imprese e sia sugli esiti di strumenti alternativi di sostegno. 

[13] Si adotta un concetto di innovazione che si estende da quella generata dalle attività di ricerca e sviluppo, ai processi di innovazione aperta, attivati anche grazie all’utilizzo di ambienti ad hoc (viene proprio da alcune regioni la richiesta di utilizzare tra gli altri strumenti i cd. living labs), all’innovazione stimolata da strumenti di policy ancora sperimentali di stimolo della domanda, come il Precommercial Public Procurement (PCP), all’innovazione derivata da una gamma più ampia di fonti (e.g. imitazione, fertilizzazione incrociata, creatività), e all’innovazione di prodotto a varia intensità tecnologica (non solo high tech ma anche medium e low tech). 

[14] Nelle passate programmazioni si è scelto di orientare la strategia di sviluppo tecnologico secondo due orientamenti: rispettivamente di diffusione (2000 – 2006), con interventi capillari e poco selettivi finalizzati ad incrementare lo sviluppo medio degli operatori economici verso le nuove tecnologie, e di missione (2007 – 2013), con interventi maggiormente concentrati su grandi progetti, e un minor numero di beneficiari, ritenuti maggiormente in grado di stimolare l’avanzamento tecnologico del Paese. L’esperienza, in massima parte non positiva, ci ha insegnato che i due approcci non possono essere mutualmente esclusivi. Pur riconoscendo l’importanza della diffusione capillare delle tecnologie mature, per obiettivi di policy legati all’avanzamento tecnologico non si può prescindere dalla esigenza di selettività e di concentrazione degli interventi. La combinazione dei due approcci costituisce l’indirizzo della futura programmazione. 

[15] Tali temi sono emersi dall’analisi dei fabbisogni di intervento che è stata condotta per l’elaborazione del Piano Nazionale per la Ricerca e l’Innovazione in Agricoltura.

[16] I Gruppi Operativi dell’European Innovation Partnership (EIP) sono composti dagli attori della “filiera/rete dell’innovazione” (ricercatori, imprese e loro diverse forme di aggregazione, divulgatori, consulenti, formatori ecc.). 

[17] Al risultato atteso contribuiscono anche l’azione relativa ai dottorati industriali in OT10 (RA 10.4) e la specifica azione di rafforzamento sistemico della strumentazione di accompagnamento in OT11 (RA 11.4).

[18] Al risultato atteso contribuisce anche un’azione relativa alla mobilità dei ricercatori in OT10 (RA10.4) e la specifica azione di rafforzamento sistemico della strumentazione di accompagnamento in OT11 (RA 11.4).

[19] I settori ad elevata intensità di conoscenza sono identificati sulla base della presenza di occupazione qualificata su scala europea: rientrano in questo gruppo le attività in cui almeno il 33 per cento degli addetti sono in possesso di un titolo di istruzione terziaria (Isced 5 o 6). Tali settori sono: i) Manifattura: divisioni 21, 26, 30.3 della Nace Rev.2; ii) Servizi : divisioni 50, 51, 58-63, 64-66, 69-75, 78,80 della Nace Rev.2.

[20] Al risultato atteso contribuisce anche un’azione (3.6.4), relativa allo sviluppo del mercato dei fondi di capitale di rischio in OT3 (RA3.6).

[21] I settori ad elevata intensità di conoscenza sono identificati sulla base della presenza di occupazione qualificata su scala europea: rientrano in questo gruppo le attività in cui almeno il 33 per cento degli addetti sono in possesso di un titolo di istruzione terziaria (Isced 5 o 6). Tali settori sono: i) Manifattura: divisioni 21, 26, 30.3 della Nace Rev.2; ii) Servizi : divisioni 50, 51, 58-63, 64-66, 69-75, 78,80 della Nace Rev.2. 

[22] I settori ad elevata intensità di conoscenza sono identificati sulla base della presenza di occupazione qualificata su scala europea: rientrano in questo gruppo le attività in cui almeno il 33 per cento degli addetti sono in possesso di un titolo di istruzione terziaria (Isced 5 o 6). Tali settori sono: i) Manifattura: divisioni 21, 26, 30.3 della Nace Rev.2; ii) Servizi : divisioni 50, 51, 58-63, 64-66, 69-75, 78,80 della Nace Rev.2.