Guida al monitoraggio civico – Tema: Energia

Linee di indirizzo strategico dell’Accordo di Partenariato 2014-2020

Gli obiettivi per la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio sono stati definiti a livello comunitario e inglobati nella strategia per rilanciare l’economia dell’Unione conosciuta come “Europa 2020”[1], considerata tappa intermedia rispetto a un orizzonte di più lungo periodo[2]. Questi obiettivi passano essenzialmente attraverso le politiche energetiche. 

La Strategia Energetica Nazionale247 (SEN), che costituisce il riferimento principale per la pianificazione di settore (efficienza, rinnovabili, ecc.), individua quattro obiettivi strategici per il 2020: la riduzione dei costi di approvvigionamento dell’energia da parte di famiglie e imprese, il rafforzamento della sicurezza energetica del Paese, l’aumento di produzione di energia da fonti rinnovabili e il raggiungimento e superamento degli obiettivi ambientali indicati dall’Unione europea. A tali obiettivi dovrà concorrere il potenziamento delle infrastrutture di rete.

Alla luce del divario di competitività del sistema produttivo italiano rispetto ai diretti concorrenti, imputabile agli alti costi energetici, la Strategia nazionale fissa obiettivi per l’efficientamento energetico e lo sviluppo delle energie rinnovabili più ambiziosi di quelli fissati a livello europeo al 2020, anche attraverso un più equilibrato bilanciamento tra le diverse fonti e dando preferenza a tecnologie con maggiori ricadute sulla filiera economica. Nella visione della SEN, infine, il potenziamento delle infrastrutture per il trasporto e la distribuzione di energia rappresenta il fattore principale per un mercato libero e pienamente integrato con la produzione da fonti rinnovabili. Questi obiettivi sono perseguiti prevalentemente attraverso misure nazionali e a valere su risorse ordinarie.

La politica di coesione – in coerenza con le normative e gli obiettivi europei, con la Strategia energetica nazionale e con la pianificazione di settore a livello nazionale e regionale – concorre in misura significativa al raggiungimento di detti obiettivi dando priorità a interventi che massimizzino gli impatti in termini di riduzione dei consumi energetici e di conseguenza di riduzione delle emissioni di gas serra, richiedendo un forte contenuto di competenze e scelte territoriali che possono in maniera dimostrata dare luogo a elevati benefici sullo sviluppo locale.

La coerenza tra politiche aggiuntive e politiche ordinarie è in questo ambito indispensabile, in ragione della natura essenziale degli input e delle infrastrutture energetiche, nonché dell’ancora incompleta liberalizzazione dei mercati dei servizi a valle. Gli interventi aggiuntivi di questa politica e la loro entità devono, dunque, tenere conto sia delle iniziative intraprese dalla Strategia nazionale che prevede di finanziare il raggiungimento degli obiettivi con ingenti risorse ordinarie, sia dei risultati fin ora conseguiti che vedono, ad esempio per il settore elettrico già quasi raggiunto l’obiettivo della produzione da fonte rinnovabile tanto da prevedere nel tempo una graduale riduzione degli incentivi.

Sono state dunque operate scelte e individuati percorsi atti a evitare rischi di spiazzamento, di sovrapposizione o di eccesso di incentivazione.

La politica di coesione per contribuire in misura significativa agli Obiettivi Europa 2020[3] di riduzione delle emissioni di CO2 e dei consumi di energia dovrà, pertanto, concentrare le risorse sull’efficienza energetica. 

Gli interventi di efficienza energetica dovranno considerare gli impatti in termini di efficacia di prestazione e di costi rispetto a possibili alternative di intervento. 

La riduzione dei consumi negli edifici e nelle strutture pubbliche o a uso pubblico, anche residenziali, costituisce quindi una priorità di questo Obiettivo Tematico, in coerenza con le previsioni della normativa comunitaria[4] e con il rilievo che i consumi di energia primaria assumono nel settore civile (cfr. sezione 1.1). Gli interventi, per massimizzare i benefici in termini di risparmio energetico complessivo sulla base del livello ottimale in funzione dei costi, dovranno dare priorità alle tipologie di edifici a maggiore consumo e con maggiore potenziale di risparmio energetico in rapporto all’investimento necessario, essere fondati sulle risultanze di diagnosi energetiche e caratterizzarsi per il valore esemplare, anche in termini di utilizzo delle tecnologie più innovative. Gli interventi sull’edilizia residenziale pubblica saranno attuati prioritariamente attraverso strumenti finanziari che attivino capitali privati; in caso di intervento pubblico è necessario assicurare che i benefici finanziari dell’intervento (riduzione dei costi della bolletta energetica dei singoli alloggi) siano destinati a copertura dei costi di investimento.

L’efficientamento energetico, da conseguire anche con l’integrazione di fonti rinnovabili di energia elettrica e termica, potrà riguardare anche le reti di pubblica illuminazione per sfruttare gli ampi margini di risparmio conseguibili nei consumi di energia elettrica[5]. Tali interventi saranno realizzati soltanto nell’ambito di un più ampio progetto di riqualificazione urbana sostenibile e con pratiche e tecnologie innovative, in modo da superare la logica tradizionale di mera sostituzione dei punti luce i cui benefici non sono sempre apprezzabili. 

Per massimizzare le ricadute economiche a livello territoriale, la politica di coesione e quella dello sviluppo rurale incentiveranno il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di gas climalteranti nelle strutture e nei cicli produttivi, anche attraverso l’introduzione di specifiche innovazioni di processo e di prodotto agevolando la sperimentazione e, laddove possibile, la diffusione di fonti energetiche rinnovabili per l’autoconsumo, dando priorità ai settori a più alta intensità energetica o a maggiore potenziale di miglioramento.

Nell’ambito della politica di coesione il sostegno alla produzione di energia da fonti rinnovabili, sia legato all’efficientamento degli edifici che delle imprese, sarà orientato all’autoconsumo: la dimensione degli impianti dovrà essere commisurata ai fabbisogni energetici, evitando così fenomeni di sovra incentivazione e spiazzamento di politiche ordinarie. Ogni possibile sinergia a livello locale sarà stimolata, in particolare, per creare filiere ove gli scarti di un settore possano divenire materia prima per un altro.

Per ciò che riguarda l’efficientamento delle strutture produttive, un’attenzione specifica andrà rivolta alle imprese agricole e agro-alimentari, ancorché responsabili di un livello di consumo finale di energia nettamente più contenuto rispetto all’industria, con interventi volti al risparmio energetico in particolare di quelle strutture ad alto impiego di energia (es. serre).

Al fine di razionalizzare la crescita delle fonti diffuse di energia rinnovabile registrata negli ultimi anni (cfr. sezione 1.1) e favorirne l’ulteriore sviluppo, è indispensabile intervenire sulle reti di distribuzione dell’energia, sia nella aree urbane sia in quelle rurali, al fine di dotarle di tecnologie intelligenti (smart grids).

La diffusione di reti intelligenti rappresenta uno dei risultati da perseguire con determinazione nel 20142020 per ridurre i “colli di bottiglia” che si sono già creati o che si potranno creare nelle aree a maggiore concentrazione di produzione di energia distribuita. Per accrescere i benefici a vantaggio degli utenti derivanti da interventi di smart grids e massimizzarne l’efficacia – prevenendo “colli di bottiglia” nelle interconnessioni di rete e ottimizzando sia l’accumulazione, attraverso idonei sistemi di stoccaggio, sia il trasporto di energia – potranno essere realizzati interventi sulle reti di alta tensione, limitatamente a quelli per i quali sia dimostrata la stretta complemetarietà agli interventi sulla rete di distribuzione e nella misura in cui siano finanziati esclusivamente gli interventi volti ad incrementare direttamente la distribuzione di energia prodotta da fonti rinnovabili. Interventi per lo stoccaggio di energia rinnovabile, congiunti ad interventi (FESR) sulla rete di distribuzione, saranno realizzati nelle aree rurali anche a valere sul FEASR. 

Il potenziamento delle reti intelligenti, finanziato dal FESR, darà priorità a interventi che si inseriscono nell’ambito di progetti di smart cities e smart communities da sviluppare in sinergia con gli Obiettivi Tematici 1 “Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione” e 2 “Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione”. Il potenziamento delle reti intelligenti dovrà interessare anche le aree rurali, in connessione con gli interventi per le energie rinnovabili e il potenziamento della banda larga in queste aree, in modo tale da attivare sinergie nella fornitura di servizi necessari al miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali più disagiate (C e D della classificazione dei comuni rurali).

Gli interventi sulle smart grids saranno realizzati, nelle Regioni meno sviluppate, anche dal Programma Nazionale Imprese e Competitività, nell’ambito del quale sarà assicurato un forte coordinamento tra i soggetti coinvolti in fase attuativa (Amministrazione centrale, Regioni, distributori di energia, concessionario della rete di trasmissione). Per la realizzazione di interventi di smart grids sarà inoltre promosso un tavolo di coordinamento tra regioni in transizione e più sviluppate e Amministrazione centrale di riferimento con l’obiettivo di massimizzare, anche in queste aree, l’efficacia degli interventi.

Nell’ambito dello sviluppo rurale, in aggiunta all’autoconsumo, la produzione di energia potrà costituire anche una forma di diversificazione del reddito. Il settore agricolo, agro-alimentare e forestale manifesta, infatti, notevoli potenzialità per la produzione di energia rinnovabile La produzione di energia sarà sostenuta attraverso lo sfruttamento sostenibile delle bioenergie, in conformità con i criteri di sostenibilità secondo il dettato della Direttiva CE 2009/28, attuata con il Decreto Legge del n.28 del 3 marzo 2011 e successive modifiche, e secondo le raccomandazioni della Commissione COM/2010/11 in materia di sostenibilità delle biomasse solide e gassose per la produzione di elettricità e calore, ed escludendo qualsiasi sostegno alla produzione di bioenergie derivanti da produzione agricola dedicata.In questo ambito la produzione di energia sarà favorita prioritariamente da una gestione attiva delle foreste, in modo da garantire l’avvio di filiere corte, realizzando, anche con il contributo del FESR, impianti, sistemi di stoccaggio, piattaforme logistiche e reti per la raccolta, per la riutilizzazione dei residui dei processi produttivi agricoli, agro-alimentari e forestali. Gli impianti funzionanti a biomasse dovranno sfruttare scarti di produzione locale, minimizzando le necessità di trasporto.

Ulteriore priorità è da attribuire agli impianti di energia solare, sia fotovoltaici che per produzione di calore, a condizione che si tratti di interventi di piccola e media dimensione, che non consumino suolo (ad esempio, usando tetti di capannoni e stalle esistenti) e ad impianti di mini-eolico, mini-idrico e di geotermia. Sarà incentivata la valorizzazione energetica dei reflui zootecnici, delle altre deiezioni solide e liquide, dei residui delle filiere agricole e dell’agroalimentare, nonché di origine marina, anche in stretto collegamento con i progressi ottenuti dalla ricerca secondo quanto evidenziato nell’Obiettivo Tematico 1. Sarà incentivata, inoltre, la valorizzazione delle biomasse forestali per l’approvvigionamento di piccoli e medi impianti per produzione combinata di calore ed energia. Per ciò che riguarda la demarcazione con gli interventi dell’OT3, sono da ricomprendere in questo Obiettivo Tematico tutti quegli investimenti che hanno un effetto prevalente e specifico sulla produzione di energia rinnovabile e sulla riduzione di emissioni di CO2 e di gas climalteranti e inquinanti.

Ai fini di una gestione efficiente dell’energia (elettricità e calore), saranno sostenuti investimenti di cogenerazione e trigenerazione ad alto rendimento e la costruzione di reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento, dando priorità al recupero termico in impianti alimentati a fonti rinnovabili; potranno essere realizzati interventi connessi a impianti già esistenti alimentati da fonti fossili sotto i 20 MW secondo il dettato della Direttiva CE 2003/87[6], selezionati in modo da massimizzare gli effetti positivi in termini di riduzione di emissioni e di inquinamento atmosferico, soprattutto nei centri urbani. 

All’obiettivo di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni inquinanti per il miglioramento della qualità dell’aria, oltre che per l’innalzamento degli standard qualitativi di servizio, contribuiscono in maniera rilevante anche gli interventi sul potenziamento dei servizi di mobilità collettiva sostenibile e di infomobilità. In linea con gli impegni presi dall’Italia nel Programma Nazionale di Riforma gli interventi del FESR per la mobilità delle aree urbane e metropolitane saranno inquadrati all’interno di una programmazione della rete e dei servizi di trasporto pubblico locale, basata, tra l’altro, sull’integrazione dei servizi delle diverse modalità di trasporto, su un monitoraggio efficace e trasparente della qualità e sostenibilità finanziaria dei servizi, da perseguire anche con l’utilizzo delle nuove tecnologie, e sull’avvio di un progressivo processo di affidamento dei servizi tramite procedura di evidenza pubblica secondo gli indirizzi dell’Autorità di regolazione dei trasporti. 

Gli interventi per il trasporto urbano e metropolitano devono essere previsti negli strumenti di pianificazione della mobilità delle aree urbane e metropolitane. Tali strumenti devono porre al centro dell’azione il concetto di sostenibilità e, di conseguenza, la riduzione di gas climalteranti, tenendo conto degli obiettivi di miglioramento della qualità dell’aria contenuti nei piani regionali istituiti ai sensi della Direttiva 2008/50/CE. A tal fine, gli strumenti di pianificazione per la mobilità delle aree urbane e metropolitane devono garantire un approccio integrato nel quale gli interventi del FESR saranno accompagnati da adeguate misure complementari mirate alla dissuasione dell’uso dei mezzi inquinanti privati e, laddove necessario, all’agevolazione all’uso di mezzi collettivi e a basso impatto ambientale (ad esempio, creazione di corsie preferenziali, priorità semaforica, espansione delle zone a traffico limitato, misure restrittive al traffico privato, pedaggi, tariffazione della sosta, car/bicycle sharing, defiscalizzazione per gli abbonamenti al trasporto pubblico, ecc.).

Il FESR potrà cofinanziare interventi infrastrutturali (tranvie, metropolitane, ecc.), inclusi i parcheggi di interscambio per l’integrazione modale e la razionalizzazione dei flussi di entrata e uscita nei centri urbani e metropolitani. In linea con gli impegni presi dall’Italia nel Programma Nazionale di Riforma e con gli obiettivi del Piano di azione nazionale sui sistemi intelligenti di trasporto (ITS), sarà data priorità alla bigliettazione elettronica integrata, che coinvolga più modalità di trasporto e più operatori all’interno delle aree urbane e metropolitane. La bigliettazione elettronica integrata effettuata in ambito urbano potrà coprire anche i servizi di trasporto pubblico ferroviario che operano su scala regionale e che sono utilizzati soprattutto dai pendolari. Altri sistemi intelligenti di trasporto cofinanziabili dal FESR possono concernere i sistemi di controllo del traffico urbano, monitoraggio delle merci in ambito urbano, l’indirizzamento parcheggi, il controllo e gestione della flotta, l’informazione all’utenza, sistemi per il controllo degli accessi e della domanda, ecc. 

Il materiale rotabile cofinanziato dal FESR nell’Obiettivo Tematico 4 sarà collegato ad interventi integrati, anche infrastrutturali, di miglioramento del traffico e sarà utilizzabile solo per traffico in regime di obblighi di servizio pubblico (PSO) nell’ambito delle aree urbane e metropolitane. Il suo utilizzo dovrà tradursi nell’innalzamento degli standard di qualità del servizio, ovvero in vantaggi per gli utenti che siano definiti e monitorabili. Inoltre, il materiale rotabile dovrà essere preferibilmente di proprietà di un ente pubblico (Regione, Comune) e poi reso disponibile su basi non discriminatorie. In ogni caso, il contratto di fornitura del materiale rotabile deve essere trasparente e conforme alle regole degli aiuti di Stato, in modo che l’azienda di trasporto pubblico utilizzatrice del materiale rotabile non se ne avvantaggi per fini che vanno al di là del contratto stesso di fornitura. Infine, l’acquisto di materiale rotabile deve essere conforme alle norme UE e nazionali applicabili per quanto riguarda le emissioni.

Nelle politiche di sviluppo rurale, l’Obiettivo Tematico 4 contribuirà, infine, in misura significativa, ancorché non esclusiva, agli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti ed inquinanti e di stimolo della conservazione e del sequestro di carbonio in agricoltura e nelle foreste. In tale ambito, rileveranno tutti gli interventi di carattere silvicolo o agronomico, sostenuti con le apposite misure agricole e forestali (inclusa la gestione attiva delle foreste, coerentemente con la strategia nazionale delineata nel Programma Quadro per il settore Forestale). In particolare, ci si riferisce a quelle misure agro e silvoclimatico-ambientali capaci di agire attraverso due meccanismi: ridurre le emissioni in atmosfera di gas climalteranti, da un lato; promuovere un aumento degli assorbimenti di anidride carbonica atmosferica, dall’altro lato. Si tratterebbe quindi di incentivare, per un verso, misure innovative nel campo delle tecniche agricole (quali introduzione delle leguminose nei piani colturali, inerbimenti controllati, pratiche zero tillage, minimum tillage, uso razionale di concimi e fitofarmaci, ecc.) meno impattanti sulle emissioni e sui fenomeni di mineralizzazione della sostanza organica del suolo e denitrificazione, per un altro verso, quello dell’assorbimento di CO2, pratiche agricole e forestali capaci di determinare un incremento dell’accumulo di carbonio organico del terreno e di produzione di biomassa dei sistemi agricoli e forestali. Per ciò che riguarda la riduzione di gas climateranti, un’azione più incisiva andrà promossa nelle aree intensive di pianura (aree B) e in particolare in quelle a zootecnia intensiva. In queste aree andranno promossi interventi per ridurre le emissioni zootecniche, interventi che comprendano sia il supporto agli investimenti sia premi agro-climatico-ambientali per diffondere pratiche zootecniche e agronomiche a basso impatto.

Il raggiungimento dei risultati attesi dell’intero Obiettivo Tematico potranno essere conseguiti se le azioni saranno supportate da iniziative di contesto adeguate, come le attività di formazione per aumentare le competenze delle risorse umane e il supporto alla governance dei processi e per il potenziamento della capacità amministrativa, con particolare riferimento alla qualità della progettazione e della gestione dei consumi. Il conseguimento di alcuni risultati, soprattutto con riferimento agli interventi di risparmio energetico, deve attivare le giuste sinergie tra amministrazioni e società di servizi energetici alle quali dovrà essere facilitato l’accesso al credito, come previsto dall’Obiettivo Tematico di riferimento, affinché si possano dispiegare i benefici di una collaborazione pubblico/privata e moltiplicare gli effetti. 

Al fine di fornire mezzi di finanziamento adeguati e innovativi per il sostegno alla realizzazione di progetti di miglioramento dell’efficienza energetica nell’edilizia pubblica sarà valutata la possibilità di sostenere strumenti finanziari, quali fondi di garanzia per l’accesso al credito e fondi rotativi per l’erogazione di finanziamenti agevolati estese anche a forme di partenariato pubblico-privato secondo le disposizioni stabilite dall’art.62 del Regolamento 1303/2013.

Nel settore della pesca e dell’acquacoltura, azioni per la mitigazione dei cambiamenti climatici sono necessarie in Italia, in quanto tra i Paesi dell’Unione Europea con efficienza energetica più scarsa (alto rapporto consumo carburante/pescato). In tale ambito il FEAMP finanzierà gli interventi per l’ammodernamento o la sostituzione dei motori principali o ausiliari. Inoltre, sosterrà gli investimenti destinati ad attrezzature a bordo e ad attrezzi da pesca e volti ad aumentare l’efficienza energetica dei pescherecci, l’audit e l’ecogestione (EMAS), i regimi di efficienza energetica, nonché gli studi per valutare il contributo dei sistemi di propulsione alternativi e della progettazione degli scafi sull’efficienza energetica dei pescherecci. 

Attraverso il FEAMP verranno finanziati interventi per l’aumento dell’efficienza energetica nell’ambito dell’acquacoltura e la conversione delle imprese acquicole verso fonti rinnovabili di energia. L’attuazione dei suddetti interventi si inserisce anche nel contesto della Strategia EUSAIR.

INTEGRAZIONE E COLLEGAMENTI CON ALTRE AREE TEMATICHE

Il tema della transizione ad una economia a basse emissioni di carbonio è evidentemente trasversale a tutti i settori. La politica di coesione, oltre al significativo contributo che può fornire una gestione sostenibile ed efficiente dell’energia, costituisce un’importante opportunità per l’aumento dell’innovazione e della competitività del sistema produttivo attraverso il sostegno all’avvio o il rafforzamento di filiere produttive dedicate alla green economy, secondo le priorità definite negli obiettivi tematici di riferimento (“Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione” e “Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura”). Inoltre, in sinergia con i Sottoprogrammi ambiente e l’azione per il clima del Programma LIFE, saranno trovate, ove possibile, le opportune complementarietà e l’interazione tra Fondi SIE nell’attuazione dei Programmi Operativi e dei “Progetti Integrati di LIFE.”


[1] La parte della strategia europea che riguarda la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio prevede: la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 20 per cento rispetto al 1990; il 20 per cento dei consumi energetici coperti da energia prodotta da fonti rinnovabili; un incremento del 20 percento dell’efficienza energetica misurata in termini di riduzione dei consumi.

[2] Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo del 22 novembre 2007: A European strategic energy technology plan. Towards a low carbon future, COM(2007) 723 final;  Cfr. http://europa.eu/legislation_summaries/energy/european_energy_policy/l27079_en.htm 247 MiSE, Strategia Energetica Nazionale: per un’energia più competitiva e sostenibile.

 Cfr. http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/normativa/20130314_Strategia_Energetica_Nazionale.pdf

[3] Cfr. sezione 1.1.1 nel quale si sono riportati gli obiettivi europei al 2020 e la distanza dell’Italia dai target Europa 2020 e Programma Nazionale di Riforma 2014 per le misure messe in atto al fine del conseguimento degli obiettivi, disponibile all’indirizzo http://www.mef.gov.it/doc-finanzapubblica/def/index.html

[4] Vedi Direttiva 2012/27/CE sull’efficienza energetica pubblicata in G.U. dell’Unione Europea il 14/11/2012 e la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia.

[5] Si consideri che in Italia, nel 2012, secondo i dati di fonte Terna, i consumi elettrici per illuminazione pubblica ammontano a 6.260,6 KWh, valore nettamente superiore ai consumi elettrici della Pubblica amministrazione (esclusa illuminazione) pari a 4.811,6 kwh (cfr. http://www.terna.it/default/Home/SISTEMA_ELETTRICO/statistiche/consumi_settore_merceologico.aspx). L’ENEA, nell’ambito del progetto LUMIERE, ha stimato il potenziale risparmio connesso a interventi di innovazione nei sistemi di illuminazione pubblica (in termini di TWh) dell’ordine del 30-40 per cento (cfr. http://old.enea.it/attivita_ricerca/energia/sistema_elettrico/Illuminazionepubblica/18a%20%20Pres._Lumiere.pdf)

[6] E’ evidentemente esclusa la possibilità di finanziare nuovi impianti alimentati da fonti fossili. Sono altresì esclusi anche tutti gli altri impianti elencati nell’Allegato 1 della Direttiva CE 2003/87